Me lo dai il voto?

 05/01/2013

125_Me lo dai il voto?
– Ma non è periodo di elezioni, lo avrei saputo se fosse periodo di elezioni.
_Ma no, mi sono candidato come rappresentate del C.D.A.
-…

*E’ la frase più ricorrente in tempi di elezione, non sono le elezioni nazionali, ma le elezioni studentesche. E’ il periodo in cui tutti quei “volti noti” dimenticano le antipatie, gli scazzi e le divergenze politiche e salutano chiunque abbia il tesserino universitario; il copione è sempre lo stesso: vota e fai votare..*

_Noi siamo i giovani e in quanto tali abbiamo il “dovere di entrare in politica”. (e con gli occhi che gli brillavano ad un certo punto speravo si mettesse a piangere)
-Chi ha mai detto che questa è la politica a cui si devono avvicinare i giovani?

 

*Giovani e meno giovani, con lo stesso vecchio concetto di politica di chi attualmente vi governa. E se è vero che la nuova classe dirigente uscirà dalle università, beh, bisognerà cominciare ad asservirsi e leccare qualche culo per poter far parte di quella classe “d’elite”, e quale migliore occasione se non le elezioni studentesche?! Non basta essere giovani, avere tante belle idee e dire di essere di sinistra se si continuano a sostenere i meccanismi di delega e rappresentanza, che a livello nazionale si sono rivelati fallimentari: centralizzare il potere in mano di poche persone non elette singolarmente significa delegare completamente ogni aspetto della propria vita economica e politica; per dovuti giochi di ruolo la classe politica difende gli interessi delle banche e dei grossi imprenditori che garantiranno i voti, e chi sta in fondo alla scala sociale subirà qualsiasi decisione presa, senza essere tenuto in considerazione. Per uscire da questi meccanismi e riappropriarsi del diritto decisionale, il popolo deve rifiutare ogni tipo di delega e riversarsi in larghi spazi decisionali e divisi territorialmente.*

_L’università ha bisogno di ragazzi che la politica la fanno attivamente, come noi, così da poter portare la voce degli studenti all’interno degli organi istituzionali.
-(con un tono piuttosto agitato)E quindi pensi che il tuo modo di fare politica sia attivo? a me sembra tanto che non avete molta intenzione ne di alzarvi dalla sedia, ne di alzare la voce..

*Al contrario all’interno di una piccola comunità come l’università si dovrebbero far saltare tutti gli schemi, tutti i meccanismi e tutti i sistemi in cui siamo costretti; capire che la politica non può essere rappresentativa, bisognerebbe quindi istruire tutta la comunità alla politica diretta intesa come “cultura e azione” o “partecipazione e rivoluzione”. Ricominciare dal confronto, scardinare le classi sociali, le diseguaglianze e tutti i vari verticismi per dare spazio ad assemblee orizzontali capaci di prendere qualsiasi tipo di decisione economica, politica e sociale dal basso e per l’intera comunità universitaria. Rifiutare l’intervento dei privati che vogliono trasformare l’università(azienda) in un luogo di profitto, rifiutare perciò l’attuale ruolo dell’offerta formativa che si pone come obiettivo l’inserimento degli studenti in uno sterile mercato del lavoro, che non garantisce la piena occupazione e sfrutta le conoscenze e la forza-lavoro; lo stesso mercato che con tutti i mezzi a sua disposizione sta in maniera ossessiva precarizzando sempre di più la vita degli studenti costretti a firmare “finti contratti”(come per esempio quelli a progetto). Escludere, non solo i privati, ma anche le associazioni, dall’ambiente sociale e dalla politica universitaria, che difendono interessi borghesi finalizzati al profitto. Questa, penso, sia la vera politica attiva e accanto alla politica dalle nostre parti trovi anche una grossa dose di cultura; integrare alla “cultura concettuale”, offertaci dalle università italiane, un nuovo modo di vivere la cultura stessa e la formazione, intraprendendo così percorsi di controinformazione e autoformazione come letteratura e conflitto, che vuole dare voce a chi solitamente non ha.*

-quali sono i punti della vostra lista? (Ero così curioso di capire che tipo di politica facesse. )
_Un punto centrale della nostra lista riguarda le borse di studio; abbiamo intenzione di garantire ai borsisti aventi diritto, una prima distribuzione di borse a partire da un ordine di reddito crescente e poi di merito.
-interessante!! e come avete intenzione di fare? avete già qualche idea? siete sicuri non si tratta di una di quelle promesse che fanno spesso i politicanti?
_…

*Dal 2006/2007 al 2011/2012 gli studenti che hanno beneficiato delle borse di studio sono diminuiti del 22 %, nei prossimi anni questi dati tenderanno ad aumentare drasticamente. Negli atenei del meridione i dati sono ancora più preoccupanti, nell’università della calabria quest’anno il 39 % degli studenti aventi diritto alla borsa di studio non hanno ricevuto i finanziamenti. Le università costrette da questo nuovo concetto di “virtuosismo” non hanno più alcuna libertà decisionale. E allora gli studenti che fanno? vanno a difendere gli interessi dei rettori che tornano dagli incontri istituzionali “cu’ u’ culu ruttu e senza cirasi” perché chiedono maggiori finanziamenti. Ma la cosa più triste è sentire parlare ancora di sindacato studentesco e di diritto allo studio, come se si volesse veramente fare un fronte comune con la “classe dirigente” dell’università..

_posso farti una domanda? _certo! noi siamo qui per ascoltare ognuno di voi.
-(penso)*certo siamo ancora in campagna elettorale*. perché hai deciso di candidarti?

(non ascoltai la risposta, non mi importa veramente sapere il motivo della sua candidatura..)

Candidarsi significa sostenere le differenze di classe, significa conoscere e scendere a compromessi con i “baroni” e i “padroni” dell’università; vincere le elezioni non significa essere legittimati politicamente dagli studenti, ma vuol dire essere posti su un gradino più in alto nella “scala sociale”, al contrario del normale studente che senza conoscenze segue gli standard percorsi universitari e si sbatte contemporaneamente a trovare un’alternativa alla precarizzazione che vive sulla propria pelle. -io non voto, e a dire il vero vorrei tanto avere la capacità di boicottare questo genere di elezioni. Mi chiamerete antidemocratico ma io mando al diavolo questo tipo di democrazia, al diavolo chi pensa che un’unica persona possa portare avanti la voce di un’intera comunità e al diavolo chi ancora sta aspettando speranzoso una borsa di studio o un alloggio seduto comodamente. Nessuno concederà più diritti agli studenti, nessuno ha realmente la voglia e la capacità di inserirsi in un sistema per fare gli interessi di tutti. Non credete a chi vi promette mari e monti, non credete a chi in periodo di elezioni ti fa una chiamata al giorno, non credete ai politici, non credete a chi vi promette il lavoro o la borsa di studio, alla fine di ogni discorso vi chiederà il voto, e il giorno dopo l’elezioni a cena con caviale e champagne non ci sarete voi.

“per chi ha deciso di votarsi alla rivoluzione e non per chi si fa votare millantando rivoluzione”

Figli delle stelle

 


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