#12A e Rivoluzione… a rallentatore

12ASi guarda intorno oggi e la realtà circostante le sembra un’interminabile scena a rallentatore.

Mai come oggi le sembrano tutti prigionieri. Prigionieri di loro stessi.

Tanti burattini inanimati.

Fermi al semaforo nelle loro macchine.

Seduti alla loro scrivania davanti un pc.

Per strada a passeggiare il loro cane a guinzaglio. Continue reading


Quei bravi ragazzi del 12 aprile….

tute blùChiariamo una cosa…Nella vita si può scegliere che cosa essere… Se si diventa poliziotto si accetta di difendere le istituzioni repubblicane, i politici e lo stato borghese. In questo non c’è nulla di onorevole, si tratta soltanto di uno scambio di prestazione in cambio di salario, un patto per corrispettivo, un banale rapporto di lavoro, un contratto come tutti gli altri. Nel momento in cui pezzenti, senza casa, migranti, giovani precari, disoccupati, studenti decidono di scendere in piazza per esprimere la loro rabbia rispetto ad un barbaro sistema capitalista che li vuole sempre di più in miseria, nell’assedio ai responsabili delle politiche affamatrici imposte dalla troika e nell’esplosione della sacrosanta collera sociale, diventa inevitabile lo scontro con la polizia. Le forze armate dello stato, infatti, esercitano per conto di chi governa il monopolio della violenza legale nei fatti sempre rivolto a reprimere il dissenso dei poveri che cercano di ribellarsi contro i ricchi detentori del potere. Continue reading


Cronache dalle Calabria: la rivolta degli alberi del 2014

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Eravamo nel freddo marzo del 2014 e sulle verdeggianti montagne calabre giunse voce che di lì a poco sarebbero arrivati i tagliatori di alberi. Il movimento degli alberi, che fino ad allora aveva perso diversi compagni tra lacrime di resina e linfa calda, si spostava, ogni anno, lentamente, verso il Nord ma questo non bastava per mettersi al riparo. E questo da epoche remote. Già al tempo dei bretti, con la conquista dei romani, quegli alberi ad alto fusto, coperti di resina con le chiome che cambiavano colore dal verde scuro al grigio argento nella luce cangiante delle giornate fino a ricoprirsi come di glassa bianca sotto le nevicate, venivano tagliati e portati via verso Roma. Si racconta che nel corso del tempo gli abitanti di quei boschi avessero imparato a riconoscere il suono del pianto degli alberi che risuonava fino a valle. Quell’anno, i pini larici, gli abeti bianchi, i faggi e il sottobosco, marmotte, tassi, lupi, volpi scoiattoli, si riunirono per discutere e decidere insieme una strategia per resistere. Le assemblee duravano notti intere fino all’alba, in un clima di forte attenzione e collaborazione. Alla fine si decise che le radici, cambiando posizione nel terreno, avrebbero creato una trincea intorno alla quale i rovi, a loro volta, sarebbero cresciuti costruendo una barriera. Altre trappole furono costruite qua e là, riempite di sterco di mucca e coperte da muschio. Continue reading


LA CONTESTAZIONE, IL BUFFE’, LA CARROZZA E LA DELAZIONE

Una mattina come tante nella caserma dei carabinieri.

-Scusi c’è una persona che vuole fare una deposizione in merito ai fatti relativi al giorno della contestazione al ministro dell’università-

-Fallo entrare!-

Rispose con tono perentorio  l’altro carabiniere più alto in grado.

L’inaspettato visitatore era un signore alto e secco con il viso scavato dalla fame, abbigliato malamente con vestiti vecchi, sporchi, messi insieme casualmente non certo per moda, ma per necessità. Si trattava di un “sessantino” attempato che si mostrava molto anziano e debole di salute. Era una di quelle facce conosciute che ogni giorno stazionavano fisse nelle bancarelle del campus universitario.

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I briganti son tornati

Michelina_de_CesareAccade quando ad essere in pericolo è la terra. È la storia della Calabria, che dormiente pare e sempre m’è parsa. Ma la terra, la terra non si tocca.

Da una parte un colle in salita, dall’altra la discesa del fianco della montagna. In fondo alla valle la città. Dormiente la città, sveglia la preSila, in una fredda notte di febbraio.

Ritrovi persone che non vedevi da molto tempo; incontri nuova gente, occhi nuovi e occhi a cui l’anima sente di appartenere da sempre. In poco tempo, nasce un nuovo movimento.

Le assemblee, le notti intorno al fuoco, per presidiare l’accesso alla discarica. Ogni nuova mattina è la mattina in cui passeranno i camion per sversare la spazzatura di una regione in emergenza. La direzione della lotta cambia a poco a poco. Si parla di “tal quale”,  spazzatura priva di pretrattamento; si negozia; i sindaci fanno il loro buon gioco da scribacchini. Ci è negata identità di soggetti politici, non siamo invitati a sedere ai tavoli ufficiali delle trattative dove i Pugliano di turno propongono la fetta di torta ai sindaci, ai mafiosi che gestiscono la questione rifiuti in Calabria, ai tecnici. Noi restiamo fuori, pur presenti ma assenti.

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Me lo dai il voto?

 05/01/2013

125_Me lo dai il voto?
– Ma non è periodo di elezioni, lo avrei saputo se fosse periodo di elezioni.
_Ma no, mi sono candidato come rappresentate del C.D.A.
-…

*E’ la frase più ricorrente in tempi di elezione, non sono le elezioni nazionali, ma le elezioni studentesche. E’ il periodo in cui tutti quei “volti noti” dimenticano le antipatie, gli scazzi e le divergenze politiche e salutano chiunque abbia il tesserino universitario; il copione è sempre lo stesso: vota e fai votare..*

_Noi siamo i giovani e in quanto tali abbiamo il “dovere di entrare in politica”. (e con gli occhi che gli brillavano ad un certo punto speravo si mettesse a piangere)
-Chi ha mai detto che questa è la politica a cui si devono avvicinare i giovani?

 

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Auguri…

2 gennaio 2013 alle ore 20.52

 

Auguro un anno di merda a tutti i vincenti, ai potenti che sfruttano la povera gente auguro un’anno di sconfitte e disgrazie…auguro ai ricchi di diventare talmente poveri da patire la fame, auguro ai magistrati di finire in galera, soprattutto a quelli che si candidano, fondano partiti, diventano sindaci e ministri…auguro alla società civile di andare a fare in culo, agli sbirri di arrestarsi da soli, ai preti di essere pestati a sangue da gruppi autonomi di bambini molestati, da folle inferocite di femministe, gay, lesbiche e transessuali incazzati…auguro ai centri delle città di essere invasi da orde di autoriduttori incivili e felici, da bande di barbari sognanti provenienti dalle periferie per turbare l’ordine borghese del consumo sfidandone il decoro e la morale…auguro a tutti i detenuti di evadere dalle carceri, ai fascisti di crepare nelle fogne, ai politici maiali di essere decapitati in una pubblica piazza per mano di un boia eletto dal popolo…auguro al liberismo di fallire, alla socialdemocrazia di estinguersi, auguro la fine dello sfruttamento del lavoro salariato, la fine del capitalismo…auguro alle chiese ad alle moschee di essere profanate a giorni alterni, auguro a padroni e padroncini d’impiccarsi per i debiti, alle banche di essere rapinate ogni mattina da precari, pensionati, migranti, esodati, disoccupati e cassaintegrati….

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001

5 gennaio 2013 alle ore 18.35

Contare le parole disperse

nei mille rivoli della mia perdizione.

 

Giacca con cravatta

Per amori nuovi

Di cartapesta.

 

E tu lontana

Come la resistenza

E bella ciao.

 

Il peso di questa rivoluzione

Ritardataria

E la mia

Lacrima banale.

 

Alla fine

Non ci sarà un senso.

 

 

                                                              trovai giustizia….


Poop

6 gennaio 2013 alle ore 22.00
 
Le mani giunte a rammentare un’epopea fallimentare“Che cosa vedi nei miei occhi?”Lei mi sussurrava mentre io dormivo in un altro universo.I fili delle trame intrecciate in anni di silenzi e ardimentosi inganni adesso mi intrappolavano,

era il dolce trascinarmi di quelle imprevedibili risposte che per anni mi avevano ingrassato.

La solitudine è una brutta bestia quando si nasconde dietro un sacco di gente.

Eri piccola dietro quelle guance fuoriposto, ma io non capivo le tue ferite.

Antonio Legato

 

 

 


Una storia ordinaria….

7 gennaio 2013 alle ore 10.39
Rovistando tra oggetti, giornali e foto dimenticate nell’oblio dei rifiuti del tempo, ci si può imbattere in storie ordinarie e straordinarie, in piccoli frammenti di vita e di militanza che ritornano a vivere…Letteratura e Conflitto_ Unical vi propone la lettura di un bellissimo racconto di Erri De Luca resuscitato dalla polvere dei vecchi quotidiani ammuffiti. In un banale giornale del 2006, soffocato tra fatti di cronaca e stupidi editoriali, scoviamo per caso uno stupendo ritratto di Napoli nella clandestinità della lotta armata degli anni settanta…. 
 
 
A sollevare la fronte s’incontrava il vulcano. Era accampato a oriente della città, ma pure se guardavo l’opposto lo sapevo appoggiato a pappagallo sulla spalla. A Napoli si cresce in una tazza di golfo che fa stringere gli occhi sotto il maestrale lucido e con porte sbattute dallo scirocco, spugna che cancella i contorni all’orizzonte. Un’isola stesa in larghezza davanti al lungomare chiude il sud. Per noi finisce a Capri e a Punta Campanella.Napoli. Così, Napoli e basta, nessun appunto accanto al nome lasciò nel suo diario il russo Anton Cechov in visita. Napoli, punto. La vide così un giorno di aprile del 1896, un posto con un nome sufficiente. Nessun altro viaggiatore fece alla città la grazia di non aggiungere altro. Nessun altro si trattenne da una lode o da un insulto. Napoli, eccesso di ammucchiati e deficit di calorie, ci pensava da sola ad aggiungere spezie. L’ultima nel mio tempo era la sfumatura grigio chiara delle navi di un esercito venuto per la guerra e mai più ripartito. In mezzo al golfo le fortezze della sesta flotta degli Stati Uniti stavano più ad …. Continue reading