LA CONTESTAZIONE, IL BUFFE’, LA CARROZZA E LA DELAZIONE

Una mattina come tante nella caserma dei carabinieri.

-Scusi c’è una persona che vuole fare una deposizione in merito ai fatti relativi al giorno della contestazione al ministro dell’università-

-Fallo entrare!-

Rispose con tono perentorio  l’altro carabiniere più alto in grado.

L’inaspettato visitatore era un signore alto e secco con il viso scavato dalla fame, abbigliato malamente con vestiti vecchi, sporchi, messi insieme casualmente non certo per moda, ma per necessità. Si trattava di un “sessantino” attempato che si mostrava molto anziano e debole di salute. Era una di quelle facce conosciute che ogni giorno stazionavano fisse nelle bancarelle del campus universitario.

Un povero sventurato che dopo la perdita del lavoro aveva anche  divorziato, ponendo fine ad un disastroso matrimonio ormai totalmente distrutto dalle difficoltà economiche. Si era così ridotto in rovina per pagare gli alimenti alla moglie ed ai suoi figli che lo avevano piano piano disconosciuto. Ora dormiva nel suo vecchio fiorino  senza assicurazione e campava delle catenine e delle cianfrusaglie che riusciva a vendere agli studenti. Andava a fare i carichi di merce assieme ai senegalesi che condividevano con lui quel microscopico mercatino, ma in realtà sul suo banchetto stavano sempre le stesse cose.Con il tempo aveva perso il senno della ragione per via dei diversi esaurimenti nervosi provocati dalla sua condizione disperata. Ormai era solo la pena ed il compatimento della gente del campus a farlo mangiare attraverso l’elemosina di qualche anima gentile che fingeva di comprare le sue collanine.

Di primo impatto, sentendolo parlare, non sembrava matto, anzi , esibiva una chiacchiera colta, con un lessico chiaro e sciolto perchè aveva da sempre coltivato l’abitudine della lettura e si teneva informato. Ogni tanto, però, andava fuori di testa ma non era mai pericoloso. A volte faceva dei discorsi sconnessi senza senso, inventando storie inverosimili. Oppure si prodigava in singolari gesti folli come quando si denudò completamente mentre passeggiava per una strada affolata in pieno giorno, sostenendo di sentirsi più comodo senza vestiti. Qualche volta perdeva ogni freno inibitorio e tutto quello che gli passava per la testa diceva e faceva. Non gli rimaneva davvero nulla altre a quel furgoncino scassato, alla sua fantasia ed alla sua follia.

Occorre precisare ai lettori che non è stato possibile  conoscere in alcun modo la vera natura dei motivi che hanno spinto l’uomo a recarsi spontaneamente nella caserma dei carabinieri per testimoniare in merito all’accaduto. L’unica cosa certa è che i misteriosi meccanismi della sua mente, quella mattina lo hanno condotto di persona a citofonare alla loro porta.

-Nome,cognome, data e luogo di nascita, gentilmente, favorisca un documento-

Chiese l’appuntato all’ingresso dell’ufficio.

-Bungiorno, Frank Zappa nato a Cosenza il 23 04 1952-

Rispose l’uomo porgendo la sua sudicia carta d’identità al carabiniere che a sua volta lo invitò a sedersi su una scomoda sedia di legno dall’altra parte di un tavolo sul quale vi era poggiato soltanto un vecchio computer. L’ufficio era una stanza austera e poco illuminata, con le pareti piene di calendari e foto istituzionali.

-Dica, prego-

incalzò con fare gentile il carabiniere in divisa, che con un enorme mento sporgente osservava il povero matto con estrema attenzione, mentre l’altro supposto prendeva nota al computer.Dopo qualche secondo di esitazione lo strano personaggio iniziò la sua deposizione.

-Premetto che io là ci sono tutti i giorni perchè ho una bancarella che a quell’ora avevo appena chiuso e solo per curiosità ho seguito quel corteo. Sono sempre all’università e con questi ragazzi ci parlo spesso per tenermi al corrente della situazione politica, perchè io sono un compagno marescià!-

Il carabiniere iniziò a sorridere, quel “merescià” gli mancava da un pezzo, pensando dentro di se: “ma se dice che è un compagno, perchè allora viene qua a fare la spia?!”.Intanto il testimone inaspettato proseguiva nella sua delazione.

-Era il giorno dopo la grande manifestazione del 19 ottobre a Roma. All’università giunse la notizia che sarebbe arrivato il ministro ad inaugurare un enorme studentato ancora in costruzione. In fretta e furia si radunarono un centinaio di persone verso le 7 di sera. Proprio alla fermata dove arrivano a partono gli autobus. Nel buio  che calava, c’erano le camionette della polizia e gli agenti della digos che già presidiavano la zona, ma soprattutto c’erano studenti ed anche migranti, cassaintegrati ed occupanti di casa. Erano in tanti e dopo un poco decisero di scendere in corteo verso il luogo dell’inaugurazione fra lo stupore degli altri studenti ignari e degli appassionati dell’aperitivo serale che affollavano i bar sulla strada. Protestavano contro la politica dell’austerità imposta dalla troika europea, contro questo barbaro sistema economico, contro tutto il governo delle larghe intese e la casta di potere che rappresentava. Chiedevano anche la liberazione di tutti gli arrestati per i fatti della manifestazione del 19. “Vogliamo solo una grande opera: casa e reddito per tutti e tutte”. Così urlavano, fra i cori antifascisti che intonavano prima di trovarsi davanti ad un cancello sbarrato da uno schieramento di poliziotti in assetto antisommossa. In quel momento aumentò inevitabilmente la tensione, ci furono urla e spintoni, ma nessuno indietreggiò di un millimetro. Trascorsero lunghi minuti concitati in un tira molla fatto di spinte e contro spinte, poi improvvisamente i contestatori si misero a correre per le campagne circostanti, aggirando la polizia che l’inseguiva. Solo che gli studenti erano giovani, atletici, leggeri, agili e conoscevano bene il territorio, mentre le guardie erano vecchie, impacciate e pesanti e non sapevano nulla di quel posto.-

A quel punto l’uomo s’ interruppe per qualche istante. Tirò fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto sporco e sputò fuori una scatarrata talmente densa e potente da fare ribrezzo ai carabinieri, che da quel momento iniziarono a guardarlo con un certo disgusto. Immediatamente dopo riprese il discorso interrotto, bofonchiando qualcosa tipo “.scusate!..” mentre si schiariva violentemente la voce per continuare il racconto.

-Arrivarono quindi al punto in cui sarebbe passata la carovana del ministro. Il corteo di macchine con sirene e lampeggianti dispiegati stava per entrare nello stradone. La polizia riprese posizione per fare passare le autorità e ci furono tafferugli, manganellate, colluttazioni ed urla. Qualche uovo infranto sui vetri delle auto blu e delle navette nelle quali alcuni signori cortigiani, ben vestiti per l’occasione, avevano fatto un giro turistico per il campus. Ma nel parapiglia generale l’automobile del ministro riuscì a passare. Nello stesso momento apparve il rettore uscente con il vano intento di voler calmare e distrarre la folla rabbiosa, ma venne subito assalito e ricoperto di  fischi ed insulti, fu quasi un linciaggio. I contestatori dicevano che quella era la solita parata farsa fatta sulla pelle degli universitari e della povera gente senza casa e senza reddito. Sostenevano che quell’enorme complesso di palazzi era stato costruito solo per speculare  svendendolo a qualche palazzinaro mafioso. Intanto si riposizionarono i due schieramenti con i celerini che spingevano da un lato, mentre dall’altro i manifestanti asserragliati dietro uno striscione resistevano alle cariche non cedendo, ma anzi, avanzando a spinta. Fino a quando un gruppo di studenti riprese a correre per le campagne laterali riproducendo di nuovo la scena precedente con poliziotti, carabinieri, guardie giurate e giornalisti che inseguivano i manifestanti per le sterpaglie. I fronti si sciolsero in una gara a chi arrivava prima davanti alle porte del casermone da inaugurare. Ma appena giunsero al traguardo si ritrovarono dinanzi alle vetrate di un grande salone attraverso le quali poterono assistere alla raccapricciante scena dei borghesi imbiancati,  di baroni in giacca e cravatta, e delle signore profumate ed ingioiellate, che sgomitavano con concitazione  per il buffè, mangiando con voracità ottimi formaggi, bevendo vini pregiati, gustando olive e caviali su tavolate imbandite di ogni ben di dio. I poveri contestatori stanchi ed affamati si fermarono ad osservare imbambolati quelle bocche piene che masticavano, deglutivano, ingoiavano e sorseggiavano da calici di cristallo, affondando i nasi aquilini nei bicchieri per annusare la fragranza dei vini, mentre le lingue passavano e ripassavano sulle vecchie labbra sottili e contemporaneamente le mandibole ancora colme di cibo addentavano con ferocia tartine ricoperte da salse squisite, salumi, dolci e risotti. Ad un tratto si alzò da lontano un’improvvisa voce di sdegno che ruppe l’incanto dei contestatori digiuni, urlando: “cumu s’abbuffanu ssi puarci!!”. Nel frattempo la polizia si ricompattò rapidamente davanti l’ingresso. Dopo un po’ uscì la ministra che fu sommersa di fischi. I manifestanti al grido “dimissioni, dimissioni”, urlarono tutta la loro rabbia ed attaccarono degli striscioni davanti alle porte dello studentato. Infine, stanchi ma contenti, andarono via tutti insieme com’erano arrivati. Sembravano una piccola armata vittoriosa e fiera. Erano bellissimi ed erano riusciti a rovinare quella schifosa passerella. Addirittura, ma io non c’ero marescià, questo l’ho solo sentito dire, ho saputo che anche dei pirati informatici famosi, come gesto di solidarietà alla protesta, quello stesso giorno  hanno fatto saltare il sito del ministero-

interruppe il carabiniere stizzito.

– Si, è una cosa che chiamano Anonymous-

Dopo questa puntualizzazione seguirono inaspettatamente degli strani attimi di silenzio imbarazzato. Il delatore fissava con sguardo indifferente il soffitto non pronunciando più alcuna parola.

Riprese il carabiniere

-Allora? Non mi dici altro?? Ma che sei venuto a fare?? Solo per dirci quello che già sapevamo??-

-Marescià, io questo ho visto e questo vi racconto, passavo di là per caso, e mi sono ritrovato nel casino, e secondo me tutta quella gente affamata costretta a guardare quei vecchi ricchi che s’ingozzavano protetti dalla polizia, aveva ragione. Ora mi date qualcosa di soldi per favore? Sapete, ho fame anch’io –

Il carabiniere cambiò il colore del viso, gli si gonfiarono le vene del collo ed iniziò a tremare, poi urlò.

– Ma come ti permetti! Non lo sai che hai appena commesso un reato, mi vuoi corrompere prendendomi in giro?! Resterai qui, ti faccio vedere io, Appuntato! toglimi di torno quest’idiota!!-

Rispose a tono il povero matto.

– E si magari se non ero un semplice disperato mi avevate dato ascolto e sarei risultato più credibile ai vostri occhi!!-

– Ma come osi, portatelo via!-

Replicò imbufalito l’ufficiale, mentre tre carabinieri, che intanto erano accorsi per le urla, prendevano di forza il disperato per portarlo in una piccola stanzetta adiacente. Lo lasciarono solo. Lui disse soltanto

-Voglio un avvocato-

Dopo una ventina di minuti, fissò con disprezzo una foto del presidente della repubblica appesa al muro che lo guardava severamente mettendolo in soggezione. La osservò infastidito per qualche minuto con un certo disprezzo negli occhi. Poi salì su una sedia, la prese e la poggiò con cura sul pavimento. Scoppiò in una felice risata isterica, si sbottonò i pantaloni e ci pisciò sopra….

Tyrion Lannister


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