OltreLaMaschera

29 giugno 2013 alle ore 18.32

Penso, scrivo, cado. Mi tiro su. Errante. Errante è la mente, ed il corpo appresso, a seguito dell’orda di pensieri che attraversano imperturbabili le vie di questo mondo tetro.

 

Un palcoscenico buio, coi sedili illuminati ed un sipario scassato, che non cala neanche a pregarlo.

Ed una massa di genti amorfe si compatta in un’ameba indistinta, ad osservare inerme quello sfacelo davanti agli occhi, spalancati, quel teatro d’orrori e brutture, mentre va in scena il dramma della tua vita.

Che il dolore è artistico, tristezza e insofferenza due splendide interpreti di una tragedia ridondante, che non stanca mai di ripetersi. E’ un barbone accasciato al suolo tra i passi svelti di un’umanità in ritardo, frenetica e isterica, che popola queste terre avvizzite.

 

E io sono su questo palco, grida mute si sporgono dalle labbra, restano sospese a mezz’aria, a fissare i carnefici di questa farsa, di questa patetica scenografia che ci hanno imposto di interpretare.

 

Sola e inquieta, a vagabondare senza meta, su e giù per questi luoghi, sotto gli sguardi sgranati indifferenti di chi ti osserva senza emozione.

 

Riflessa in quegli specchi vuoti, a mandar giù veleno. Ti accasci e perdi il fiato. Ovazione.

 

Si stringono tutti un applauso.

 

 

A

 


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