R*esist

2 ottobre 2013 alle ore 16.03

 

1Non basta voler capire il mondo, volerlo studiare, il mondo bisogna affrontarlo. Giorno, dopo giorno, dopo giorno, fino a sentirti male, fino a che non ti abbandonano le forze. Ogni fottuto istante di questa esistenza quasi surreale, e quando pensi che non ce la fai più, fai un altro passo. Non potrà far più male di quanto fa male rimanere fermi a guardare. Sfruttati, frustrati, sottomessi. Resi schiavi nella mente. Inermi di fronte ad un bombardamento d’immagini e colori continuato e persistente, invadente. 

L’approccio rivoluzionario ad un’esistenza precaria e subordinata trasforma l’apatia in rabbia, la frustrazione in forza, la sofferenza in militanza. L’approccio rivoluzionario insieme alla voglia di capire il mondo fino in fondo possono mutare in azione ogni gesto, possono rendere la tua vita l’esperienza più incredibile che tu sia mai riuscito a concepire.

E forse è vero che ciò che conta non è la meta ma il sentiero, non l’orizzonte, ma tutto l’amore folle che hai versato in ogni passo per raggiungerlo. Che tu ci riesca o meno, la tua vita d’improvviso acquista un senso nuovo, il sangue ti corre veloce nelle vene, non vuoi più startene chiuso in casa, a lasciarti morire su un divano quando torni da un qualunque lavoro di merda, guardi fuori dalla finestra e i colori del mondo s’accendono, ti chiamano, non te resti seduto a fissarlo per ore con aria malinconica. Ti alzi la mattina ed esci sapendo cos’è che stai andando a fare davvero, in ogni posto che attraversi, in mezzo a mille volti sconosciuti, che tu sia a scuola o a lavoro, in edicola o in pizzeria, sul pullman o per la strada, il tuo cuore batte per la rivoluzione.

 

 

Giada

 


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